Il Drifting
Note generali
Il drifting è una tecnica di pesca che vede quale suo principale destinatario di cattura il tonno. Ma questo non è l'unica preda. Tale tecnica può infatti essere pratica anche per altre specie, anche se in verità quando le prede sono di taglia molto inferiore è più corretto parlare di Light Drifiting. Vogliamo qui presentare questa tecnica in via generale però, rimandando ad altri approfondimenti le specifiche variazioni. Anticipiamo semplicemente che tra il drifting ed il Light drifting la dirreferenza principale consiste nel libraggio dell'attrezzatura ed in una serie di accorgimenti che, con il crecsere della preda, diventano più stringenti per l'esito della pescata.
Prede
Come anticipato il destinatario principale di questa tecnica è il Tonno, ma questo non significa che può essere utilizzata, con le dovute calibrazioni di attrezzatura, per Ricciole, Tonnetti, Scombri, Sugheri, Palamite.
Tecnica
Si pratica di giorno, con barca ancorata o a scarroccio. Generalmente ad una distanza dalla costa compresa tra poche miglia (1-2) sino a 20-25. La distanza ovviamente varia in relazione alla preda insidiata ed alla presenza sul posto in base alla zona di pesca. Fondamentale infatti è la conoscenza delle rotte dei pesci nella zona di pesca. Altra prerogativa di questa tecnica è la pasturazione. Questa costituisce infatti l'elemento fondamentale per attirare il pesce nella propria zona di pesca e renderlo attivo. In virtù di tale considerazione risulta evidente che pescare con condizioni di mare anche poco mosso provoca una dispersione della pastura con conseguente riduzione di efficacia della stessa.
Ancorati o scarroccio
La scelta, ovviamente, è relazionata principalmente alle condizioni del mare. In primo luogo allo scarroccio, determinato oltre che dalla direzione e forza del vento anche dalla tipologia di imbarcazione che si sta utilizzando, nonchè dalla corrente presente. Sicuramente a favore dello scarroccio è il fatto che lo si può praticare anche su fondali di 200-300 metri senza i relativi problemi di ancoraggio.
Esche
Pasturazione
Per questa si utilizzano generalmente sarde (a pezzi o macinate), cozze frantumate, pane secco triturato e mischiato con gli altri ingredienti, pesce di qualsiasi genere (purchè ovviamente a basso costo). Componente molto utile ed efficace è l'olio di sarda. Con questo si realizza una poltiglia oleosa diluendolo con acqua e mischiandolo con le sarde tritate.
Attrezzatura
Le canne e i mulinelli dovranno essere di dimensioni adeguate alla preda insidiata. Si potranno utilizzare pertanto canne dalle 10/20 libbre sino alle 50-80 libbre. I mulinelli saranno altrettanto potenti con predilezione per quelli a bobina rotante. Questi ultimi sono da preferire in quanto capaci di immagazzianare notevoli quantità di filo, fondamentali soprattutto nelle fughe iniziali di grandi esemplari.
Lenza
La lenza non è particolarmente complessa anche se deve essere costruita con alvuni accorgimenti. Questa è composta da un galleggiante scorrevole (oppure un palloncino legato sul trave principale, il quale generalmente scoppia quando avviene la mangiata) fermato con un nodo di filo di lana. Terminale calibrato per la preda insidiata e amo.
Azione di Pesca
Giunti sul posto prescelto si esegue un giro a "8" e si getta contemporaneamente la pastura. Sia quella oleosa che quella densa a pezzi, avendo cura di inserire qualche sarda intera. Queste ultime sono quelle che abituano il pesce ad attaccare esche simili a quella che utilizzaremo in pesca. Compiuta l'operazione si ferma la barca e si cala la pastura preparata in sacchi di rete con maglie più o meno larghe. Questa defluirà piano piano dalla rete e attirerà il pesce verso la nostra barca. Si calano le lenze, e vengono mantenute ad una distanza di circa 30-60 metri dall'imbarcazione e le esche andranno posizionate ad una profondità di circa 25-30 metri. Durante la fase di pesca si continua a pasturare gettando pezzi sarda in acqua, ad intervalli regolari,. in modo da contribuire all'azione dei sacchi di rete calati sotto la barca.