Circle o non circle?
Scelta dell’amo e taratura della frizione sono due degli aspetti di maggior dubbio per ogni angler che si accinge alla pesca del tonno. Le teorie, ipotesi e convinzioni che ruotano attorno a questi due aspetti sono molti, variegati e spesso contrastanti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza senza avere la presunzione di chiarificare definitivamente. Non vogliamo togliere a nessuno il gusto di formulare le proprie teorie e convinzioni. Del resto il bello della pesca è anche questo.
Prima questione.
Quali sono gli ami circle
Per molti, ormai, la tipologia di questo amo è nota per cui è chiaramente identificabile a colpo d’occhio. Per chi invece non è ancora avvezzo a tali ami possiamo dire che si riconoscono, in modo inequivocabile, dalla “circolarità” del gambo e dalla punta ricurva (forma un angolo molto stretto, generalmente tra i 45 e i 90 gradi).
Taratura frizione – Autoferrante/non auto ferrante
La seconda questione che riguarda i circle è la cosidetta capacità di essere “autoferrante”. Cioè, a differenza degli altri ami, questo, quando il pesce prende la fuga, si “ferra da solo”. Cioè grazie alla sua specifica configurazione, ed alla resistenza generata dalla frizione, si salda nella bocca del pesce senza che noi dobbiamo dare la tipica “ferrata”.
Chi si orienta per tale interpretazione, ovviamente, pone una attenzione particolare alla taratura della frizione. Derivando infatti dalla stessa la capacità di ferrarsi dell’amo è evidente che questa dovrà da un lato, ovviamente, garantire che l’amo riesca a conficcarsi saldamente nella bocca del pesce, dall’altro non essere eccessivamente alta da rischiare di compromettere la tenuta dell’attrezzatura. Generalmente, chi è direzionato a tale interpretazione, ritiene valide tarature comprese tra i 4 ed i 6 kg.
Legatura del circle
Altra questione attinente i circle è quella inerente la legatura degli stessi al terminale. Per quale motivo tale questione assume particolare importanza nel caso di questi ami? La risposta è presto detta. I sostenitori di tale importanza legano la questione al comportamento dell’amo durante l’abboccata del pesce. La teoria infatti dice che l’amo, una volta ingoiato dal pesce e che questi ha preso la fuga, tende a fuoriuscire dalla bocca dello stesso. Nel cammino di fuoriuscita, l’amo effettua una rotazione fino a trovarsi nella posizione corretta quando giunge sul punto di aggancio (connessura labiale). E’ evidente pertanto, secondo tale teoria, che la frizione deve essere regolata in modo tale da garantire che la rotazione dell’amo all’interno della bocca del pesce avvenga in modo corretto e che quando giunto nel punto di aggancio riceva una adeguata resistenza al fine di infilarsi nella bocca del pesce in modo saldo.
Da tale comportamento, inoltre, si evince che laddove esistesse un “coefficiente di penetrazione”, cioè un dato secco che ci fornisce la capacità di conficcarsi nella bocca di un pesce, di un amo circle o di un classico J, avremo che, sicuramente, il secondo avrebbe un coefficiente più alto rispetto al primo. Anche se, a favore del primo, gioca il fatto che mentre il secondo si “infila” nella bocca, il primo, per la sua particolare forma, possiamo dire che “si cuce” nella bocca del pesce garantendo molta più sicurezza rispetto alle slamate in confronto con il primo.
Altrettanto evidente è che, stante la correttezza della teoria sopra esposta, il circle richiede una frizione tarata per coefficienti più alti rispetto ad un J.
Per cui, in sintesi:
Gli ami J, hanno una maggiore capacità di penetrazione, per cui richiedono una minore resistenza per ferrarsi sulla bocca del pesce ma sono più soggetti alla slamatura
Gli ami circle, hanno una minore capacità di penetrazione ma una volta "cuciti" nella bocca del pesce garantiscono una maggiore sicurezza in combattimento. Per ferrarsi correttamente necessitano di una corretta taratura della frizione
A voi la scelta...