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Porta utensili - Attrezzi - Accessori da banco salva spazio
I nostri banchi da lavoro non sono mai sufficientemente grandi. Lo spazio manca sempre. Inoltre, tenere utensili, accessori e attrezzi in ordine aiuta molto a ridurre i tempi di lavorazione. Questa volta ho cercato di inventarmi qualcosa che risolvesse almeno in parte entrambe i problemi, o quantomeno a tentare di arginarli.Quindi da un lato liberare il banco da lavoro da utensili, attrezzi e accessori e dall'altro tenere in ordine tutti gli accessori e gli attrezzi in modo tale da non perdere tempo a cercarli ogni volta.
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Progetti di cnc gratuiti scaricabili realizzati
Qualche anno fa ho deciso di addentrarmi nel mondo delle cnc. Per mia indole quando decido di fare una cosa voglio farla bene, e così ho fatto. Ho iniziato a leggere e studiare. Quando ho iniziato io in rete non si trovava molto. Gli unici punti di appoggio erano alcuni forum nei quali però, tranne qualche rara eccezione, non si riceveva un grande aiuto. In pratica, se si trattava di scambiare qualche idea o opinione si trovava anche qualcuno disposto ad elargire qualche informazione ma se si provava a richiedere la condivisione di un risultato ottenuto, fosse esso un progetto completo piuttosto che una singola parte, beh li la disponibilità si fermava. Questo però non mi ha di certo scoraggiato. Mi sono messo al lavoro e sono andato avanti.
Per prima cosa quindi, dopo aver letto a sufficienza, mi sono progettato una prima cnc 4040, Questa aveva lo scopo di farmi verificare se avevo effettivamente compreso e appreso tutti gli aspetti teorici e al contempo di farmi verificare quali potevano essere i problemi pratici in fase di realizzazione. Fermo restando che il progetto doveva essere il più economico possibile. Piccola parentesi. Quando ho iniziato io non c'erano in commercio le ormai famose cnc cinesi 3018, per cui, o te la costruivi da solo oppure occorreva mettere mano al portafogli e sborsare qualche centinaio di euri. A riguardo però voglio fare una ulteriore piccola considerazione. Anche ora che per iniziare e prendere confidenza con una cnc abbiamo a disposizione le 3018 cinesi che possiamo acquistare a prezzi bassi occorre tenere presente che nel costruirsi da soli la macchina si hanno comunque una serie di vantaggi. Per intenderci, per poter costruire da soli una cnc bisogna aver compreso una serie di questioni e questo farà si che, una volta costruita, saremo in grado, oltre che farla lavorare, anche di poter rimediare ad eventuale problemi che si possono verificare. Acquistandola già pronta invece, sia ha a disposizione una macchina di cui non sappiamo nulla ed al primo problema non sapremo dove mettere le mani. E' pieno infatti, ormai sui gruppi fb e non più sui forum, di persone che l'hanno acquistata ma che non sanno minimamente cosa devono fare per farla lavorare, oppure per controllare i parametri di settaggio della macchina, oppure ancora dove mettere le mani quando si crea un problema. Ecco, tenuto conto di ciò, credo che se oggi mi ritrovassi nelle condizioni nelle quali ero quando ho iniziato, opterei per l'autocostruzione.
Ma torniamo al discorso. Allora, realizzata la mia prima cnc, una 4040 con motori nema 17, scheda di controllo arduino e driver pololu a4988, ovviamente ho iniziato lo studio del funzionamento della macchina cercando di comprendere ogi aspetto al meglio che potevo. Per gestire una cnc infatti, o quanto meno per farla lavorare al meglio delle sue capacità, occorre apprendere tutta una serie di nozioni e conoscenze che, per chi non è già del settore, possono creare un pò di confusione. Si passa infatti dalla frese, dalle loro caratteristiche etc., fino ai modi di determinazione dei parametri di lavorazione oppure alle questioni alle strategie di lavorazione che possiamo utilizzare con i vari software, e poi ancora tanto altro ancora. Mi fermo qui. Questo solo per dire che una volta costruita la macchina e appreso tutte le nozioni necessarie al suo funzionamento ho iniziato lo studio e la progettazione di quella che sarebbe stata la mia macchina definitiva, per ora.
A questo punto, dato che la prima cnc era una macchina a ponte fisso, adatta per piccole dimensioni ma non adatta per dimensioni maggiori, e che io volevo realizzare una macchina più grande, ho dovuto azzerare tutto e ripartire. Certo tutta una serie di conoscenze acquisite continuavano a tornare utili, il progetto però andava completata reimpostato. Non mi sono di certo scoraggiato ed alla fine ho completato il progetto e realizzato la macchina. Nella definizione del progetto ho adottato una serie i soluzioni che posso dire essere mi personali. La mia formazione professionale mi ha consentito infatti di apportare a quello che era diventato uno standard di macchina (cnc a ponte mobile) una serie di soluzioni che nel tempo si sono dimostrate indovinate e che hanno reso possibile la realizzazione di una cnc in legno, e quindi molto più economica di una cnc in alluminio, che però offre delle capacità di lavorazione elevate. A questo punto, memore della scarsa disponibilità che avevo ricevuto da parte di coloro i quali, all'epoca, avevano più esperienza di me e che non dimostravano nessuna intenzione alla condivisione dei loro progetti, ho deciso di fare esattamente il contrario. Quindi ho reso disponibile il mio primo progetto di cnc 110 cm per 70 cm. Ovviamente questo ha manifestato un certo interesse ed in tanti hanno iniziato a scaricarlo dal sito. Tanti di questi, quindi, hanno iniziato a contattarmi per richiedere informazioni e indicazioni sulle varie problematiche che ruotavano attorno alla costruzione della cnc. Agli inizi rispondevo singolarmente ma ad un certo punto mi sono reso conto che non potevo farcela. Mi ritrovavo in pratica a dover fornire le stesse indicazioni a n persone n volte. Per questo motivo ad un certo punto ho deciso di aprire un gruppo fb e dedicarlo specificatamente alla costruzione delle cnc basate su di un mio progetto. Specifico su di un mio progetto perchè nel frattempo ne avevo realizzati altri. E' così che man mano che passava il tempo tante persone scaricavano il progetto ed alcune di queste cercano supporto sul gruppo ne condividevano anche la loro esperienza. Ed è così che, dopo alcuni mesi, i miei progetti sono stati realizzati da varie persone ed hanno iniziato a lavorare e a generare prodotti. A seguire vediamo una serie di immagini relative a cnc costruite da miei progetti.
In queste prime immagini vediamo delle realizzazioni del primo progetto di cnc 11070. Come vedete il materiale utilizzato è il carply. Anche questa è una mia idea. Dopo aver studiato i vari legni che si potevano utilizzare, tenendo conto anche del costo, ho optato per questo materiale. Il carply è un multistrato di betulla resinato, in pratica il legno con le caratteristiche fisico-meccaniche migliori che abbiamo a disposizione per realizzare una cnc in legno. Una alternativa a questo materiale poteva essere il multistrato di betulla ma, fidatevi, non è la stessa cosa.
Nella seguente immagine vediamo invece il piano y della cnc 11070, sempre relativa al primo progetto. Una delle ulteriori mie soluzioni per la creazione del piano Y è stata la creazione di una maglia strutturale che rendesse rigidi i supporti per le guide lineari. In questo modo si ottiene una rigidità strutturale notevole alla quale, oltretutto, le guide sbr contribuiscono. Per sopperire alla problematica delle vibrazioni sule viti infisse in legno ho introdotto una ulteriore soluzione, Le staffe in metallo. Queste, oltre che irrigidire ulteriormente la struttura, la quale una volta completata se non ha le stesse risultanti di una struttura in alluminio, poco ci manca, risolve anche il sopra richiamato problema delle viti. Mediante le staffe infatti le viti sono fissate metallo su metallo e quindi il problema delle vibrazioni che con il tempo potevano allentare le sedi delle viti su legno è risolto. Non voglio dilungarmi qui con tutte le specifiche, se siete interessati trovate tutte le spiegazioni nei video sul canale youtube oppure anche nei vari articoli sul sito.
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Di seguito ulteriori realizzazioni del progetto. Come potete vedere il progetto è stato realizzato anche in multistrato di betulla. Questo in quanto in alcune zone d'Italia il carply non è facilmente reperibile e chi non è riuscito a procurarselo ha dovuto ripiegare sul multistrato di betulla.
Di seguito vediamo la realizzazione della seconda versione del progetto. Dopo alcuni mesi, infatti, ho deciso di apportare alcune modifiche al progetto. In pratica uno dei punti deboli della macchina, o almeno una delle che che ancora non mi soddisfaceva, era costituito dalla connessione delle spalle con i piani. In quei punti di giunzione infatti nel primo progetto avevo introdotto l'uso delle staffe ma questa soluzione non era per me del tutto soddisfacente. Dopo alcune riflessioni ho quindi trovato questa ulteriore soluzione la quale, ora, rende la macchina, secondo il mio giudizio, definitiva. In pratica ho creato dei raddoppi sulle tavole che vanno a giuntarsi con le spalle. Praticamente ho creato un pannello sandwich. Questo però non per raddoppiare la tavola bensì per creare un aggancio contrapposto sul ponte in modo tale che i momenti che si vanno a creare in quel punto siano contrapposti e quindi tendessero alla auto eliminazione. Ora non voglio entrare nello specifico ma, fidatevi, la soluzione funziona e rende la macchina ancora più efficiente di quanto non lo fosse già
Nella seguente immagine vediamo in dettaglio la soluzione adottata. Come potete vedere il pannello che si va a raccordare con le spalle si aggancia a queste sia sul fronte che sul retro. La soluzione quindi non consiste tanto nell'aumento di rigidità del pannello quanto nel fatto si hanno 2 linee di aggancio sul punto l'una a 90 gradi rispetto all'altra e questo su entrambe i pannelli di fissaggio del ponte. Lasciatemelo dire, anche questa è una soluzione a cui non aveva pensato nessuno, o almeno io non l'ho ritrovata in nessun progetto che ho visto. Un piccolo PS. Fate attenzione sono stato avvertito del fatto che qualcuno dopo aver scaricato uno dei miei progetti ha realizzato la macchina e, evidentemente dotato di scarsa onestà intellettuale, sostiene di aver realizzato lui il progetto. Se vi dovesse capitare provate a chiedergli il perchè delle soluzioni adottate e verificate se è in grado di rispondervi...
Di seguito invece vediamo un progetto realizzato che mi ha dato tanta soddisfazione, ma il progetto non è mio. Ora qualcuno si chiederà "Ma come? Soddisfazione per un progetto che non è il tuo?" Si. Esattamente così. Uno dei motivi fondamentali per cui ho deciso di rendere disponibili i miei progetti è stata si, da un lato, sorta di reazione, come dicevo sopra, per tutti quelli che quando ho iniziato io custodivano i loro progetti gelosamente, ma anche perchè condividendo un mio progetto e poi vederlo rigenerato con soluzioni interessanti diventa utile anche per me. In questo caso il mio progetto è stato preso, e compreso, e corredato di ulteriori soluzioni. Ed è questo che mi piace. Oltre alle modifiche dimensionali infatti qui troviamo anche altre modifiche. In primo luogo l'allargamento della base del ponte. IN questo caso specifico adottata in quanto sulla macchina sono stati montati dei nema 34 (e non nema 23 come nei miei progetti) e pertanto il ponte deve sopperire a sollecitazioni maggiori. Inoltre, ad ulteriore irrigidimento del ponte sono state raddoppiate le guide sbr sull'asse y e raddoppiati i motori su Y.
E questo è ciò che questa macchina riesce a fare dimostrando quello che io ho sempre sostenuto e cioè che anche con una cnc in legno, se ben progettata, si può lavorare l'alluminio. Tanti "esperti" anni fa mi deridevano per questo. Ecco la prova che avevo ragione.
Come detto sopra oltre il progetto di cnc 11070 ne ho poi realizzati altri. Tra questi uno di quelli che ha destato interesse è 306080. Questo progetto è stato realizzato appositamente a seguito di una richiesta di un iscritto al gruppo. La particolarità di questo progetto consiste nel fatto che, nonostante sia una cnc più piccola della 11070, è stato ideato con guide sbr20, quindi più grandi delle sbr16 con cui ho progettato la 11070.
Il gruppo fb ha dato poi modo di confrontarsi su tutta una serie di questioni, dall'elettronica, al cablaggio, ai driver, le alimentazioni, etc. Un ulteriore questione è stata quella delle staffe. Anche per queste, può sembrare un dettaglio ma non lo è, si deve tener presente che le staffe non sono tutte uguali.
Ed alla fine sno arrivati i primi progetti realizzati con le cnc autocostruite.
In conclusione, sono molto contento dell'esperienza fatta fin qui. Anche perchè non mi aspettavo tanto interesse per una cosa così particolare. Aver condiviso qualcosa mi ha portato da un lato ad imparare anche io tante cose e dall'altro oltre che ad aver contribuito alla realizzazione di un progetto da parte di chi non si sentiva in grado anche ad aver conosciuto persone interessanti. Il gruppo fb continua e spero presto di aggiungere nuove realizzazioni.
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Il pesce d’oro…forse
Questa è una storia che nasce lontano…molto lontano. Dai piccoli laghetti, dai fiumi e dai canali in cui, bambino, pescavo le prime sognate prede. Piccole prede, ma giganti nella mente di un bambino. Le uscite all’alba, in bicicletta prima, in motorino poi, ed i rientri, con lo sguardo soddisfatto, la preda agognata nel “cerignolo” ed un nuovo sogno in tasca. Quel sogno che si riaccendeva ad ogni nuova serale attesa, ad ogni nuova sveglia all’alba. Ed ogni nuovo sogno, aveva sempre come protagonista un nuovo “pesce d’oro”.
Arrivarono poi i primi film americani ai quali, bambino, ero poco interessato. Eppure, vi era spesso qualcosa che attirava la mia attenzione. Solitamente una triste stanza d’ufficio, con il classico arredamento anni ’70 americano, una scrivania in legno massiccio, un tappeto a pelo alto, delle improbabili opere d’arte alle pareti, un uomo in cravatta che parlava al telefono e sullo sfondo, su di una parete, onnipresente, la foto o il feretro di una memorabile cattura. Di prede impensabili per i miei laghetti e fiumi, che rendevano impraticabile il confronto futuro con la mia nuova preda, ma che esaltavano i sogni e le visioni di pesci d’oro sempre più giganti.
Anni, molti anni sono passati, ma tutto è rimasto uguale, il sogno si riaccende ad ogni serale attesa, e riparte ad ogni sveglia all’alba. Non si va più in bicicletta, non si va più in motorino. Ora con la macchina, si raggiunge il rimessaggio, si monta in barca e si punta il largo, si punta l’orizzonte. Sono cambiati i mezzi, ma tutto, o quasi, è rimasto lo stesso. Una cosa, significativa, è cambiata. Il pesce d’oro, ha assunto nuove dimensioni, nuove forme. E nel mare della nostra città il pesce d’oro può avere tanti nomi e tante forme, ma il re dei pesci d’oro, è lui. L’atteso, sospirato e sognato tonno. Un anno intero si attende il suo arrivo. Come nei sogni, si attende affinchè si avverino, si può fare qualcosa per agevolarli, ma si deve obbligatoriamente attendere. Da una vita, io che non ero ancora mai andato a pesca di tonni. Nel frattempo prepararsi, preparare tutto. Ogni minimo dettaglio, perché nel momento decisivo, ogni minimo dettaglio può essere decisivo. Dopo tanto attendere, finalmente sembrava giunta l’ora. Agosto. Finalmente è giunto, e con lui, forse, il pesce d’oro. Sicuramente tante attese serali e tante sveglie all’alba, da conciliare con la vita quotidiana, con il lavoro, con la famiglia, ma che arriveranno. E così l’attesa di un anno, si trasforma in un attesa di giorni, il primo, libero per poter andare a rincorrere il pesce d’oro.
Nel frattempo giunge l’imprevisto. Il primo giorno libero sarà anche l’unico possibile. L’ordinanza ministeriale di chiusura anticipata della pesca del tonno rende quell’unico giorno disponibile, quell’unica possibilità disponibile, una irripetibile possibilità, per quest’anno. Il tutto diventa allora veramente unico, come la possibilità di sopravvivenza del tonno, irreversibile.
L’appuntamento con il socio ed un suo amico, al solito, è all’alba. E come poteva essere altrimenti. Non importa se i tonni, lo sappiamo, arrivano con il sole alto, partire all’alba è d’obbligo, non si può cambiare l’abitudine di una vita, non si può rischiare di tralasciare qualcosa, ed il tempo quindi, è utile. Per ricontrollare, per rimediare ad un eventuale imprevisto, per rischiare di non avere tempo. Perché non si può rischiare di arrivare in ritardo all’appuntamento di una vita.
Si scruta il cielo, si scruta il mare. Tutto sembra perfetto. Si carica il tutto, si ricontrolla il tutto e di aver caricato tutto, si volge lo sguardo all’orizzonte e dopo pochi giri di elica, con il sole, anche tutto il resto è alle nostre spalle. Ognuno nel suo silenzio, ognuno in compagnia dei propri pensieri. Davanti a noi solo il tempo che ancora ci divide da quell’atteso, ipotetico, sognato incontro. Ma per andargli incontro occorre ancora attendere. E mentre si attende, mettere in pratica le pagine e pagine lette. In parte lo si è già fatto. Con la scelta delle canne, dei mulinelli, dei nodi, degli ami, del punto di pesca, etc., etc. etc.. Ma ancora non è finita. Ora occorre individuare il punto esatto in cui è possibile incontrarlo. E il mare è grande, ma non te ne rendi conto fin quando non ci sei in mezzo, fin quando intorno a te c’è una distesa d’acqua senza, all’apparenza, nessun riferimento. Ma dopo pagine e pagine di forum, articoli e passaparola, no, sai che non è tutto uguale. Sai che se vuoi incontrarlo devi farti trovare in quell’unico punto preciso, in quell’ora precisa. E devi aver svolto i compiti a regola d’arte. Pasturare, innescare, lenze in scia e a diverse profondità. E allora, tutte quelle pagine, tutte quelle parole, assumono una forma. Il punto è determinato, con ferrea certezza, l’assetto prende forma. E inizia l’attesa, mentre il lavoro continua. Chi scongela, chi taglia, chi getta in acqua, una dopo l’altra, continuativamente, il pranzo adescante per il pesce d’oro. Tutto si svolge in una calma apparente. Ognuno finge sicurezza, ma io lo so. E’ l’incertezza, l’ansia, la vera regina di tutti quei momenti. E’ palpabile, avvolge tutto. E allora il pensiero, di nuovo, ripercorre tutto. Gli ami, i fili, i nodi, etc., etc., etc.. Passa un’ora. Giustificata dall’arrivo anticipato. Ne passa un’altra in assenza di segnali. Il dubbio che il pesce d’oro ci stia attendendo altrove comincia ad aleggiare nelle ipotesi. Dopo che hai fatto tutto e ricontrollato tutto, l’unica spiegazione è che sei nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Sei troppo sicuro di aver fatto tutto bene, per cui si, è l’unica spiegazione. E allora, inutile attendere, bisogna capire dove ci attende. Bisogna andargli incontro. I sogni ti vengono incontro, ma devi agevolarli per farli avverare.
Lenze in barca e via. Di fronte a noi di nuovo solo l’orizzonte, tutto il resto, ancora una volta, è dietro di noi. Ancora una volta, nel silenzio dei propri pensieri. Ma questa volta il silenzio dei propri pensieri ha una deriva unica, precisa, indicata dal sogno. Dov’è che ci attende il pesce d’oro? Il silenzio si rompe. Le singole certezze vacillano, e allora si cerca conforto nella tesi altrui. Che il fato avesse riposto l’indizio fondamentale, necessario, non nella nostra conoscenza ma in quella del compagno di bordo, sarebbe una disdetta. E allora si discute, ci si interroga, si formulano pindariche tesi basate su alchemiche deduzioni. Ma alla fine si decide. Si deve decidere. Di nuovo. Con ferrea certezza. E il rito ricomincia. La curva, la scia, la calata delle lenze e…via. Di nuovo in pesca, di nuovo in attesa. Tutto come prima. Tutto controllando tutto e poi ricontrollando tutto. Inizia l’attesa. Il silenzio sopraggiunge di nuovo quasi a placare gli animi, quasi a volerci ridare una breve calma. Apparente, simulata da un silenzio che non copre il rumore dei propri pensieri. Dei dubbi che ancora si rincorrono. Ma il sopraggiunto silenzio, lentamente, porta la mente a concentrarsi sui suoni. Sul quel suono, inequivocabile, che indicherà, d’un tratto, che quello era il punto preciso, che lì ci attendeva il pesce d’oro. E allora i pensieri si fanno lontani, man mano, si dileguano. Lo sguardo si placa. Non scruta. Non osserva. Tutto intorno, sono solo suoni. Ed ognuno che simula, ci allerta. Un sobbalzo ad ogni minimo giro di manovella. Il cicalino del resto, è ignaro di chi lo fa cantare. E’ incolpevole. E il pesce d’oro, non è lì a farlo suonare. Passa un’ora. Ne passano due. Non so più quante ne siano passate in quell’assordante silenzio rotto solo da improbabili arrivi. Ma lentamente, gli sguardi si riaccendono, e con essi, si rompe il silenzio. Questa volta, rotto da dubbi. L’incertezza prende il sopravvento. Le pagine e pagine lette, i consigli giunti da ogni dove, le poche certezze, si mescolano, ruotano nella mente e si disperdono. Non c’è più teoria, non c’è più metodo. La giornata volge al termine e con essa le ultime indomite speranze. Le ultime ferree certezze. Eppure, non ci vuole arrendere. L’ultima certezza, quella che per anni ci ha fatto sognare di sera, e svegliare all’alba, è sempre lì. Inamovibile. Il pesce d’oro è lì, da qualche parte in questo immenso mare. Siamo noi che non gli siamo andati incontro. Lui è incolpevole.
Brevi attimi di discussione, nella speranza che il compagno di bordo abbia una risposta. Nella speranza che a lui sia rimasta qualche certezza. La confusione si mescola a confusione. Non ci sono risposte. Non ci sono ipotesi. L’unica cosa che si può fare, è tentare di trovare la strada giusta. Quella che ci conduca a lui. E quindi, di nuovo, lenze in barca, scia dietro di noi, e via. Ma via dove. Non ci conduce più l’incosciente certezza di teoriche acquisizioni. Non ci conduce più nessuna alchemica deduzione. Alla fine, ci si arresta e basta. Il rito ricomincia. Questa volta però, non è come le volte precedenti. La fredda e lucida incoscienza ha lasciato il posto ad una inamovibile determinazione. I movimenti non sono più rituali. La giornata si spinge verso il suo culmine e sul suo terminare si trascina via le speranze e la lucidità. Rende quegli ultimi attimi carichi di tutta una vita. Le lenze sono in acqua ma la nostra concentrazione non è con loro. La confusione regna sovrana e si diverte a mischiare i nostri pensieri, e noi con loro.
Ma come spesso accade, la vita si rende reale mentre sei intento a fare altro. Un sibilo lento, quasi svogliato, ma inequivocabile interrompe il silenzio e cala sulla barca un freddo glaciale. In brevi attimi, come solerti soldati, ognuno è al suo posto. Ognuno di noi aveva ricevuto un comando da quello stridente suono, e ognuno di noi lo aveva eseguito.
Il pesce d’oro, era lì che ci attendeva, in quel preciso momento. Stavolta, noi, c’eravamo.
In brevi attimi, di nuovo, tutto era scomparso. Ora c’era solo lui, li sotto, da qualche parte, dall’altra parte della lenza, che voleva misurarci. Che voleva verificare se eravamo degni della sua resa. Il combattimento ha inizio e con esso ognuno si riprende i suoi pensieri. Lo sguardo che finge sicurezza e cerca di convincersi che si, ce la faremo, lo porteremo a bordo, ma intanto ripensa a tutti i dettagli, il nodo, il terminale, la frizione, devo stringere, devo allentare. Niente è certo. Tutto può accadere. Ma è proprio tutto lì. In quel tutto probabile che, prima o poi, diverrà irreversibile. Per noi, e per lui.
Recuperi e virate, fughe e brevi calme si susseguono per un’ora, circa, chissà. In quei momenti il tempo ha un sapore diverso. In quei momenti il tempo non è conteggiato. Non è sottratto alla vita. I pensieri continuano a volare nell’attesa di avere il responso finale. La paura ci siede accanto. Ci osserva. Ci ricorda che potremmo non farcela. Che potremmo anche non riuscire nemmeno a portarlo sul pelo dell’acqua, solo un’istante, solo per poterlo vedere. Solo per poterlo raccontare. Ma è quella stessa paura che ci è amica. Che, di nuovo, ci fa controllare tutto e poi ricontrollare tutto. Ogni virata, ogni giro di manovella, ogni stretta di frizione.
Fin quando, la sua ombra, rompe i riflessi bluastri della colonna d’acqua sotto di noi. In quel preciso istante, una sensazione implacabile ti avvolge. La sensazione che forse si, ce la possiamo fare. Ma anche il terrore, palpabile, di vederlo andar via. La disperazione che solo la perdita di qualcosa che si è avuto può dare. E noi, ce l’abbiamo, è lì, sotto di noi, dall’altro capo della lenza. Quasi a volerci scrutare prima di decidere se si, siamo degni di lui. E lo siamo. Si lascia trasportare a noi per ricevere l’ultimo, mortale, colpo. Come un re che china la testa al suo vincitore. Ma è ancora troppo presto per svuotare la mente. L’attimo finale, quello dopo il quale vedi la vita andar via, non è ancora giunto. Il re potrebbe decidere, dopo averci scrutato, che non siamo degni, e con un colpo di pinna ripuntare il blu profondo. Brevi attimi di concitazione generale, di confusione. L’issata a bordo è l’ultimo estremo atto che sancisce l’irreversibile esito. Ma non c’è più libraggio di canna o lenza, non ci sono nodi che sopperiscano. Ci sono le mani nude che lo afferrano e lo issano a bordo. Lui è lì che attende e tu sai che non è vinto fin quando non è vinto. Fin quando guardandolo, intorno a lui continua ad esserci il suo amico, il blu profondo. E allora prendi fiato, non pensi più a nulla, e tiri. Con tutta la forza che hai, ed anche con quella che non pensavi di avere. E’ a bordo. Tutto, nonostante tutto, ha seguito il suo corso. La mente si svuota, i nervi si distendono, una incontrollabile sensazione di svuotamento si espande. Lui, re degli spazi immensi del mare, ora lì, disteso nel ristretto spazio della barca, sembra osservarmi. Sono confuso da tanta bellezza. La sua bellezza quasi mi affligge. Ma del resto…è il pesce d’oro…forse.
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Recensione del Trapano a colonna FEMI 12-941 - UNBOXING AND TEST
A seguito della rottura del mio trapano a colonna e dopo vari tentativi di riparazione dello stesso (non è facile trovare assistenza qualificata) ho dovuto decidermi ad acquistarne uno nuovo. Rispetto a quello che avevo prima volevo trovarne uno che avesse in particolare una luce di lavoro più ampia e la regolazione del piano di lavoro a manovella. Per le altre caratteristiche non avevo grandi pretese in quanto lavoro principalmente legno. ho iniziato quindi a valutare i modelli disponibili in commercio in una fascia di prezzo diciamo media. Alla fine mi sono imbattuto in questo FEMI 12-941, ho fatto le mie valutazioni e mi sono recato al punto vendita per visionarlo di persona. Le impressioni avute dal vivo sono state positive per cui mi sono deciso ad acquistarlo. Nel video cerco di fare una valutazione obiettiva attenendomi alla mia esperienza.
PS: dopo vari tentativi sono riuscito da solo a riparare il mio vecchio trapano a colonna (chi fa da se fa per tre) ma dato che il nuovo acquisto presenta una serie di vantaggi rispetto al vecchio ormai utilizzo solo questo. L'unica nota negativa rispetto al vecchio modello che ho riscontrato è la praticità del pulsante di accensione e spegnimento. Avendo infatti questa la copertura per lo spegnimenti di sicurezza ha lo svantaggio che ad ogni accensione occorre fare 2 movimenti, alzare la copertura e premere il pulsante. Nel vecchio invece i 2 pulsanti erano direttamente accessibili per cui, secondo me, più pratici.
Alcuni dei parametri del trapano
Dettaglio della manovella di regolazione del piano di lavoro. Forse poteva essere realizzata più corta in modo tale da non sbattere su eventuali pezzi sporgenti dal piano
Dettaglio del corpo principale
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Sega a nastro Valex Sn209 sostituzione lama e recensione
La lama della mia sega a nastro si è rotta. Colpa mia. Disattenzione. Vediamo come fare per sostituirla in modo corretto e facciamone una breve recensione. La Valex sn209 è una sega a nastro economica che svolge il suo lavoro. Adatta per piccoli lavori hobbistici con un pò di attenzione nel montaggio della lama e nel suo utilizzo può rivelarsi uno strumento molto utile per le nostre lavorazioni.